Manuale di sopravvivenza per genitori: cosa possiamo fare per sopravvivere all’onda d’urto della rabbia e essere anche d’aiuto ai nostri bambini?
- Inutili le grandi spiegazioni o le frasi ad effetto, dare poche e semplici spiegazioni “no, questo non si fa” (monitorando le nostre emozioni e, se possibile, contenerle facendo appello all’autocontrollo, alla convinzione che è solo una fase, come è arrivata, passerà..). Accompagnare la parola dal contenimento fisico (il bimbo sente che c’è un limite al proprio fare e lo sente attraverso il vostro corpo, che lo contiene senza forza ma fermamente, così sente anche il vostro odore, il respiro e si calmerà). Se siete riusciti a contattare l’emozione e riconoscete che è tropo forte, chiedete di essere sostituiti da un nonno, l’altro genitore..perché anche il vostro fuoco si plachi..abbiamo imparato che le emozioni funzionano ad incastro..vi ricordate? Per ogni emozione calda, ne serve una fredda o tiepida..quindi non versare benzina sul fuoco..due rabbie non fanno mai una calma ma un incendio! E se siete soli con il bimbo? Se la vostra emozione è troppo intensa, riducete il danno evitando almeno di parlare. Dopo, potrete riparlarne e vi renderete conto che il bimbo è spesso molto confuso su quello che ha fatto o che avrebbe dovuto fare..quindi, ridefiniamo il tutto con calma, usando sempre il corpo (ci si mette alla sua altezza, lo si accarezza ma il tono di voce è deciso, non facciamo i bambini feriti ma i genitori:” così mamma piange, non devi tirarmi la macchinina va bene?”
- Critichiamo il comportamento, non il bambino. Ricordiamoci di evitare di imprigionare il bambino in critiche da cui poi è difficile uscire, come etichette cucite addosso. Anche perché indicare un singolo comportamento scorretto ci dà più speranza di poter attuare un cambiamento, rispetto alla critica su tutta la persona. Quindi, meglio dire: “Quello che hai fatto non va bene, è sbagliato”, rispetto a dire: “sei un bambino cattivo!” Questo perché, per i bambini, che dipendono in tutto e per per tutto da noi, è fondamentale sentire di essere amati a prescindere da ciò che fanno di errato.
- Conteniamo il bambino, abbiamo detto che la rabbia, in questa fase di vita, viene espressa attraverso il corpo, quindi può essere utile utilizzare lo stesso canale, abbracciando e contenendo fisicamente ed emotivamente il bimbo. A questa età, infatti, i bambini non sanno ritrovare da soli la calma ed hanno bisogno della mediazione del genitore per ripristinare l’equilibrio emotivo.
- Proponiamo modi alternativi di sfogare la rabbia, non possiamo chiedere a un bambino di non arrabbiarsi, perché questo è un sentimento normale, alla stregua di tutti gli altri. Possiamo provare, però, a fornire strumenti diversi per manifestare questo vissuto, aiutandolo a controllare la rabbia. Per aiutare a tirar fuori la rabbia, si possono proporre al bambino delle attività che abbiano per lui un valore simbolico come leggere un libro sul tema, fare insieme il vasetto della rabbia, in cui mettere colori, brillantini, oppure pensare ad una scatola, sempre da personalizzare insieme e in cui contenere oggetti, disegni e altro che rappresenti l’emozione..fare un disegno, l’importante è che ciò che è astratto e inafferrabile (la rabbia, in questo caso), diventi qualcosa di più concreto e maneggiabile per il bimbo. Possiamo agire anche preventivamente, introducendo momenti rilassanti prima che il livello di tensione e aggressività sia troppo (ascoltare musica, piccoli e semplici giochi sul respiro, massaggi).
- Diamo voce alla sua rabbia, mostrandogli che capiamo come succede, che succede anche a noi a volte di sentirci così, ma che le cose restano come abbiamo detto inizialmente, se quella certa cosa non va fatta, ciò va semplicemente accettato. Aiuteremo il bimbo, a verbalizzare le proprie emozioni, accettando la frustrazione che non sempre si può ottenere tutto ciò che si desidera (lasciamo che il bimbo manifesti il suo disagio senza lasciarsi sconcertare da ciò, in medo che presto si riducano queste manifestazioni…).
- Manteniamo salda la nostra posizione, a questa età i bambini hanno un forte senso della giustizia ma reputano ingiusto tutto ciò che non viene fatto come loro vorrebbero..quindi non lasciamo che ci facciano cambiare idea, noi sappiamo cosa è meglio per loro e li guidiamo nel mondo, senza oscillare continuamente come aquiloni al vento.
- Non sommiamo la nostra rabbia a quella del bambino, non rispondiamo con la stessa modalità, altrimenti si innescherà un braccio di ferro senza fine. Scegliamo, quando posiamo, di rimanere calmi, in modo da fornire al bambino un reale modello alternativo di comportamento. Ricordiamoci, infatti, che, più delle parole, ci vuole coerenza ed esempio attraverso i nostri comportamenti (a volte siamo aggressivi con le parole, tendiamo ad usare il nostro potere di adulti per farci rispettare…).
- Introdurre momenti di allegria condivisa, di solito i bambini sono spiazzati nel vederci giocare, scherzare, ridere, mettere in atto, insomma, “la nostra parte bambina”. Questo crea sintonia e rompe il circolo di aggressività-capricci che spesso si crea a casa; giocando e divertendosi con musica, balletti o altro, allenta la tensione e fa sì che il bambino si possa mettere in mostra ai nostri occhi, senza necessariamente agire in modo ostile.
- Dare poche, chiare e inderogabili regole, serve per muoversi all’interno di un sentiero condiviso, riducendo le variabili che possono innervosire il bambino. Egli, infatti, sa cosa può e non può fare, che sono babbo e mamma a fare le regole, che esistono dei ruoli e ognuno sta nei propri “panni” (il bimbo fa il bimbo, il genitore fa l’adulto che guida..). Questo serve anche per evitare di dire continuamente: “questo no, smettila, vieni qua”, con rabbia e capricci conseguenti. Tutti conoscono le regole e si possono ricordare, anche sotto forma di gioco, prima di iniziare un’attività: “ora andiamo ai giardini, ti ricordi le regole? Si fa la fila per l’altalena, si sale solo 3 volte sulle giostre, non si spinge, così ci divertiamo tutti insieme, ok?”.
- Fornire qualche scelta e “patteggiare” sui tempi (se la rabbia nasce dal non rispetto delle regole) a questa età i bimbi diventano aggressivi quando sentono minacciata l’espressione di un volere personale, come mettersi i pantaloni gialli, invece che rossi, il fiocco rosa invece che il cerchietto. Si possono dare due o tre scelte, su semplici cose su cui il bambino può scegliere senza andare in ansia ( non si fa scegliere al bimbo dove si trascorre la giornata ma si può chiedere:” vuoi andare a quel parco o all’altro?”). Anche il concetto del tempo è del tutto particolare ancora, per cui, anziché comunicare all’ultimo secondo che dobbiamo andare via o terminare un’attività che i bimbi amano, dare sempre un avvertimento in modo che possano abituarsi all’idea del distacco da luoghi o persone con cui stanno bene (ad esempio si può dire: “ancora tre giri di altalena, ancora due tiri al pallone, poi si saluta tutti e andiamo a casa a giocare, a fare il bagnetto”, o qualche altra cosa che sia per il bimbo altrettanto piacevole.
Dott.ssa Giulia Lotti
Psicologa-Psicoterapeuta