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“Un vecchio e un bambino si preser per mano e andarono insieme incontro alla sera; la polvere rossa si alzava lontano e il sole brillava di luci non vere…….Il bimbo ristette, lo sguardo era triste, e gli occhi guardavano cose mai viste e poi disse al vecchio, con voce sognante: -mi piaccion le fiabe, raccontane altre! “

(F. Guccini)

 

In una società in cui si lavora tanto e a lungo, in cui si inneggia all’autonomia precoce dell’individuo, in cui la coppia è spesso sola ad auto-sostenersi nel progetto di costruzione della propria identità familiare e genitoriale, i nonni sono sempre più delle perle rare, risorse inesauribili di energia, simbolo di sacrificio ed esperienza “rinnovabile”.
I nonni sono, a mio avviso, prima di tutto accesso al pensiero narrativo, all’importante capacità di raccontare e raccontarsi.
Rispondono, con pazienza, ai mille perché dei bambini, ampliano il loro bagaglio di saperi, raccontando i cicli della natura e della storia, tessendo fili sottili nei rapporti di causa-effetto.
Permettono l’accesso alla fantasia e al gioco simbolico, grazie alle ore trascorse a raccontare di mostri, draghi, sirene e principesse.
Aiutano il bambino a imparare a mettersi nei panni dell’altro e a tracciare i propri confini, grazie al tempo trascorso a far finta di essere maestri, dottori, motociclisti, esploratori…..
Con i nonni, i bambini possono ricevere testimonianza dell’infanzia dei loro genitori, vedere i luoghi in cui sono cresciuti, giocare con i giochi del passato e, talvolta, anche dormire nei letti che hanno, un tempo, ospitato i sogni dei papà e delle mamme.
Camerette che i nonni, con amore, hanno conservato quasi immutate nel tempo, un po’ per ricordare, un po’ per attendere altre manine cicciotte pronte a scoprire e scombinare quegli spazi.
I nonni incarnano mani sempre tese, occhi dolci che non si stancano di osservare e accompagnare, parole sagge e orecchie mai distratte.
I nonni rappresentano un tempo sospeso in questo mondo veloce: un tempo capace di dilatarsi, di perdersi in giochi e momenti che fanno crescere perché permettono al bimbo di sintonizzarsi con le proprie emozioni, vedendole poi anche riconosciute.
E noi genitori, a volte un po’ gelosi di quel tempo complice che ci è così poco concesso, lasciamo pure che i figli assaporino questi spazi di crescita e arricchimento, che si portino per sempre dentro il profumo di quegli abbracci e il ricordo di quella presa così sicura: la mano del nonno che si intreccia con la loro!

Giulia Lotti
Psicologa- Psicoterapeuta

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